Il mio primo incontro con il teatro l’ho avuto a scuola. Spesso maestre e professori mi sceglievano come protagonista, perché ho imparato a leggere molto presto, perché parlavo bene il dialetto calabrese, perché potevo permettermi di perdere ore di lezione per provare. Sono stata allegoria dell’Italia, Cappuccetto Rosso, una “magara” e diversi altri personaggi folcloristici.

Al quinto anno di liceo mi sono iscritta al corso extra-curriculare di teatro, tenuto dall’allora laureando al DAMS di Bologna Gianluca Cangini. Con lui abbiamo messo in scena lo spettacolo “Io con te ho chiuso” (titolo originale “Totally over you”) di Mark Ranvenhill, nel quale ho interpretato il ruolo di Kitty. Abbiamo presentato lo spettacolo in più date, fino a essere selezionati per la partecipazione al Festival Connections 2006 organizzato dal Teatro Litta di Milano.
Gianluca è diventato da lì a poco il regista Lucio Monocrom e la collaborazione ai suoi progetti mi ha permesso di fare delle piccole esperienze davanti alla macchina da presa:
- “La vendetta del chihuahua killer e degli zombi” (2007), nel ruolo di zombie;
- “Ermanno X” (2009), nel ruolo della barista Gianna;
- “Mostri di Medie Dimensioni” (2013), nel ruolo di Alessia, fidanzata del protagonista.
Gianluca è anche colui che mi ha introdotto al gruppo dei teatranti della Sala Azzurra di Rho, del quale ho fatto parte tra il 2008 e il 2011, condividendo esperienze di teatro-danza e di recitazione. Ho continuato a frequentare la Sala Azzurra anche dopo il trasferimento a Novara, coinvolgendo Leonardo, fino a che – prossima alla laurea e avendo accanto una persona che finalmente incoraggiava le mie passioni – ho deciso di cercare un insegnante, un corso e un gruppo strutturato vicino alla mia nuova casa.
Tutto questo l’ho trovato nell’associazione culturale Teatro ZEROTREDUEUNO. Quando l’11 ottobre 2011, giorno della presentazione del corso base, Chiara Petruzzelli ci ha raccontato l’obiettivo di portare a Novara la possibilità di accedere a una formazione e a produzioni teatrali di qualità – cose che lei aveva dovuto ricercare altrove – Leonardo e io non abbiamo esitato a iscriverci. E, con noi, un insieme di persone che da lì a poco avrebbe costituito un gruppo entusiasta e unito.

Il primo lavoro, messo in scena l’1 aprile 2012 presso l’Auditorium Civico dell’Istituto Musicale Brera come saggio di fine anno, s’intitolava “So cose che ho dimenticato“: una raccolta di storie dei nostri nonni messe insieme da Chiara a formare una trama leggera e vivace, ambientata in un’atmosfera campestre lontana decenni. In quello spettacolo interpretavo Pina, mentre Leonardo era il bracciante Celso.
Con Chiara abbiamo frequentato anche un corso di dizione, che mi ha dato la possibilità di rendere studio strutturato quello che era un mio semplice interesse; e il bello di Chiara è che anche un breve corso come questo ha generato un “output” concreto: al termine delle lezioni abbiamo registrato la lettura delle fiabe di Aladino, Biancaneve e Cenerentola, destinando l’audio a un’associazione che si occupa di bambini ciechi.

Nella stagione 2012/2013, ho scelto di proseguire il percorso con Chiara, nonostante l’indisponibilità di Leonardo, iscrivendomi al corso avanzato, nel quale “vengono approfondite le tecniche acquisite nel precedente anno, orientando prevalentemente il lavoro sulla messa in scena di uno o più testi, attraverso vari metodi di recitazione”. Il testo selezionato per noi è stato “Le intellettuali” di Molière, messo in scena il 24 marzo al teatro di Vespolate. Lo spettacolo è stato un successo, nonostante le difficoltà legate alla presenza di due lingue diverse (italiano parlato e lingua dei segni), al poco tempo a disposizione, al testo stesso; ci hanno aiutato la capacità di trasformare la tensione (le prove generali erano andate male) in energia positiva, i coloratissimi costumi, i ruoli azzeccati (io ero Armanda) e – ovviamente – la bravura di Chiara.

Anche alla fine del secondo anno, Chiara ci ha riservato un breve corso complementare e potenziante: cinque lezioni di recitazione per la macchina da presa.

Questo corso, per quanto “concentrato”, mi ha insegnato cose che di cui ero inconsapevole quando la macchina da presa l’avevo provata, e soprattutto mi ha dato spunti di miglioramento, facendomi rendere conto di quanto lavoro sia necessario per vestire i panni di un personaggio ancora più “reale” di quello teatrale. Il corso si è concluso con un week-end di riprese per girare il corto (quasi medio) metraggio “I bambini non possono giocare in cortile“, scritto da Chiara e in cui io interpreto l’amministratrice condominiale Marta.
Ho frequentato la scuola di teatro di Chiara ancora per tre anni, mettendo in scena spettacoli di cui ho un bellissimo ricordo:
- “Sogno di una notte di mezza estate” (2013/2014), in cui ho interpretato Titania, regina delle fate;
- “Gli Addams” (2014/2015), in cui ho interpretato Miss Carver e Madlaine, personaggi esterni alla famosa famiglia;
- “Trilogia di Belgrado” (2015/2016), in cui ho interpretato Kića Jović, aggressiva ragazza scappata dalla guerra col fratello.
Gli anni successivi sono stati quelli della mia maternità. Per quanto mi sia mantenuta molto attiva, ho ritenuto di mettere da parte il teatro perché, oltre che essere molto impegnativo anche al di fuori delle ore di lezione (che già terminavano alla sera tardi), richiede di prendersi la responsabilità di un gruppo a cui bisogna garantire continuità.
Tra il 2018 e il 2019 Leonardo e io ci siamo fatti trascinare nella compagnia teatrale dell’Arcano, con la quale abbiamo avuto una pessima esperienza in termini di organizzazione sia nostra (è difficilissimo assentarsi entrambi, per molte ore, quando si ha un bambino di neanche due anni) che loro (testi banali, mancanza di leadership, poco studio).

Abbiamo comunque portato a termine la messinscena de “Le verità di Freud“, sia al teatro di Dormelletto che di Pernate, e apprezzato due cose importanti di questo periodo: abbiamo conosciuto Maria Teresa e Ivano, i registi che ci hanno aiutato negli ultimi mesi di prove, persone meravigliose che ancora oggi frequentiamo; e io ho partecipato a “Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale”, un progetto della Federazione Italiana Teatro Amatori (FITA) tenutosi a Torino.
Continuo a frequentare il teatro, quando riesco, come spettatrice; ma sento che mia manca quel contesto così ricco di relazioni, emozioni, cultura. I figli crescono velocemente, fin troppo, e sono sicura che verrà il momento in cui tornerò ad avere il tempo e l’entusiasmo per immergermici di nuovo; magari anche con loro!