Gender Reveal Party: come abbiamo annunciato che il nostro primo fiocco sarebbe stato azzurro

Il Gender Reveal Party non è annoverabile tra gli elementi più preziosi del bagaglio di mamma – arricchito man mano dalla sintesi tra formazione, esperienza e confronto – ma è un piacevole episodio della mia gravidanza che ha incuriosito più di una persona e che per questo condivido.

Lo dice la parola stessa: è una festa in cui si svela il sesso del nascituro.

I più scettici obietteranno che si tratta di un’americanata, ed effettivamente è così. Ma, depurata degli aspetti più assurdamente grandiosi e stravaganti, come la complicità del ginecologo, la spedizione di inviti formali o l’ingaggio di un fotografo professionista, può essere un modo per condividere in maniera memorabile, con i parenti e gli amici più stretti, l’emozione che inevitabilmente deriva dal sapere se arriverà una bambina o un bambino.

Leonardo e io non siamo una di quelle coppie che preferisce scoprire il sesso del proprio figlio alla nascita. La nostra ginecologa aveva pronosticato un “più maschio che femmina” già alla fine del terzo mese di gravidanza, ma è dopo l’ecografia del quarto che abbiamo deciso di rendere noto quanto già ufficiosamente sapevamo. L’idea di riunire le nostre persone care e valorizzare il momento mi è venuta da una compagna di palestra diventata mamma qualche mese prima di me. Abbiamo dovuto tenere il segreto per pochi giorni: il nostro Gender Reveal Party è stato infatti fissato per la domenica successiva alla visita.

Ovviamente, preso lo spunto, ci si può sbizzarrire con la creatività; il nostro è stato un pranzo con dodici persone selezionate e allestito a tema con tutto quanto trovato, in un giro per negozi il sabato precedente, di azzurro e rosa: tovaglioli, bicchieri, segnaposto, candele, caramelle, palloncini. All’arrivo abbiamo chiesto ai nostri ospiti di scrivere su una lavagnetta il proprio nome, sulla colonna di chi si aspettava una femmina o sulla colonna di chi si aspettava un maschio. Devono aver avuto fiducia nella mia capacità di concretizzare le attese (ho sempre detto che avrei voluto partire con un maschio perché le femmine crescono troppo in fretta): ben otto hanno votato in azzurro!

La suspense è durata fino al momento del dolce, quando abbiamo tirato fuori la bellissima torta commissionata ad hoc, dal rivestimento neutro e dal ripieno colorato: abbiamo chiesto di tagliare alle future nonne che – tra gaffes e risate – hanno annunciato la presenza della crema azzurra!

 

La notizia si è rapidamente diffusa anche tra chi non ha partecipato al pranzo, compresi i parenti della Calabria con un live streaming. Non ha capito il senso della festa, invece, chi ha visto su Facebook la foto della torta: molti han colto l’attesa di un bebè, ma – venendo a congratularsi – mi domandavano se si conoscesse già il sesso: indice del fatto che in Italia questa festa è proprio inconsueta, per ora.

Oltre al veder soddisfatta la curiosità e accesa la fantasia di chi teneva molto a questo arrivo, il ricordo speciale che ho è l’importanza che gli amici hanno attribuito a questo momento: onorati di essere resi partecipi di una tappa in fondo normale ma così intima per noi, hanno riempito in particolar modo me di pensieri e attenzioni, venendo a gioire con noi nonostante gli impegni o le ore piccole della notte prima.

 


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