La mia recensione a “Il prof fannullone” di C. Foà e M. Saudino (2017)

Il punto di vista da cui partivo

Questo libro ci è stato regalato dallo zio Camillo, lo stesso che ci ha fatto conoscere il canale YouTube di BarbaSophia, dove ormai da mesi Leonardo e soprattutto io seguiamo le lezioni di filosofia e storia e i dibattiti di attualità del professor Saudino.

Ne apprezzo molto il pensiero, l’approccio eclettico alla cultura nelle sue varie forme, il modo di spiegare e la passione. Per questo, nel leggere il libro, sapevo già che avrei trovato un punto di vista condiviso: non ero insomma tra gli scettici a cui far cambiare idea circa l’importanza e la difficoltà del mestiere dell’insegnante.

O meglio: ne ho conosciuti moltissimi di insegnanti, per lo più maestri, non degni del ruolo; nell’ambiente in cui sono cresciuta, povero di risorse e di prospettive, frequentare i vecchi quattro anni di magistrale era la scelta a cui veniva indirizzata la maggior parte delle ragazze (e qualche ragazzo) che volevano ottenere un posto fisso con uno sforzo minimo.

Ma lungo la strada ho incontrato anche tanti maestri e professori che mi hanno illuminato, e faccio parte di quei ragazzi che grazie alla scuola – nonostante il contesto arretrato, le origini umili, le differenze valoriali con i genitori – sono riusciti a realizzarsi, a riscattarsi o per lo meno a colmare un gap: è il potere che può avere l’istruzione quando il sistema funziona, e un sistema democratico è proprio quello che BarbaSophia promuove in continuazione.

Da quando sono diventata mamma, poi, mi rendo conto di quanto la preparazione e la vocazione degli educatori facciano la differenza nella crescita di un bambino, e non mi stupisco più del fatto che le ore da essi lavorate siano inferiori alle classiche quaranta settimanali: mi stupiscono piuttosto le basse retribuzioni, perché se fossero adeguate probabilmente avremmo più cervelli dediti alla professione, più disponibilità ad ampliare il perimetro lavorativo attraverso ore di aggiornamento e preparazione, e di conseguenza una popolazione più colta.

Insomma, leggere questo libro ha rafforzato l’idea che avevo, permettendomi al contempo di guardare la scuola da un punto di vista interno, per cogliere attraverso esempi concreti le varie sfaccettature di un sistema che è altrimenti difficile conoscere nella sua complessità.

Sono ingegnere, ma per me la riflessione umanistica è imprescindibile

Un aspetto in particolare sul quale le parole di Foà e Saudino mi hanno fatto riflettere è l’importanza della conoscenza, dell’ascolto, della formazione umanistica, sempre più “snobbate” in favore della competenza, della produttività, della tecnica; l’importanza, cioè, di avere delle solide basi.

Come scriveva Leonardo da Vinci: «quelli che s’innamoran di pratica sanza scienzia son come ‘l nocchier ch’entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada». E invece, si tende a esaltare il learning by doing, il training on the job, i corsi veloci che insegnino competenze da applicare nel contesto specifico, anziché fornire la ratio che permette di astrarsi e creare in maniera non prescrittiva.

Un’altra citazione che mi è cara è quella di José Saramago: «L’università […] dovrà essere tanto un’istituzione dispensatrice di conoscenze come il luogo per eccellenza di formazione del cittadino, della persona educata nei valori della solidarietà umana e del rispetto della pace, educata alla libertà e alla critica, alla discussione responsabile delle idee.» Eppure, si spinge per sostituire – fin dalle superiori – ore di studio con ore di lavoro, per rendere produttivi i giovani il prima possibile; e sento molti contestare le proposte di accesso gratuito e abolizione del numero chiuso all’università, come se utilizzare il tempo per formare la persona, anche solo per avere la capacità di interpretare il contesto e andare a votare con coscienza, fosse meno nobile che insegnare un mestiere. Mio nonno diceva, e in questo caso la formula non è citata in positivo: «chi ti perci a fari u cirveju?» (ovvero: cosa spremi a fare il cervello? sottinteso: se non quel tanto che serve per ottenere un buon posto di lavoro?).

Nonostante io abbia una formazione tecnico-scientifica e condivida l’importanza di incentivare lo studio delle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), sempre più – e questa visione l’ho maturata soprattutto dopo aver letto i testi del sociologo De Masi – mi rendo conto di quanto sia fondamentale avere una conoscenza non settoriale ma in grado di fare connessioni tra i diversi campi del sapere, senza trascurare gli studi classici spesso considerati inutili; perché, se è vero che la tecnica e le tecnologie ci aiutano a fare cose sempre più straordinarie, non possiamo prescindere da una riflessione umanistica che ci indichi la direzione verso cui orientare le nostre azioni.

Insomma, con un percorso parallelo ma anche influenzata dal pensiero di BarbaSophia, ho maturato idee molto affini a quelle esposte nel libro.

Ottimi contenuti, deludente la forma

“Il prof fannullone” sarebbe dunque per me un testo contenutisticamente di grande qualità, se non fosse che ho trovato la forma un po’ sciatta, non degna della letteratura che ci aspetterebbe da due professori (di cui una si dichiara appassionata di scrittura) che insegnano materie umanistiche; sembra più una trascrizione di appunti (come in effetti recita il sottotitolo) che un libro. Nonostante in generale preferisca leggere che guardare video, credo dunque che in questo caso prediligerò la narrazione orale, decisamente di migliore qualità.

Riporto di seguito gli aspetti del testo a mio avviso migliorabili, lasciandoli in calce perché probabilmente più utili agli autori che ai lettori.

  • Abuso della “d” eufonica nonostante, secondo l’Accademia della Crusca, l’uso «dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale».
Es. 1: A tutti è capitato di sentirlo dire ed anche parecchie volte (p. 11)
Es. 2: Ci siamo imbattuti in una collega di lettere che, organizzando uno spettacolo teatrale non in costume sulla Shoah, ha deciso di porre una ragazza marocchina, tra le più gentili e educate della classe, di fronte ad un bivio esistenziale. (p. 60)
Es. 3: Qualche spiraglio di solidarietà e resistenza esiste ancora: come, ad esempio, quei colleghi "gioiellini" che, su modello cassa operaia, propongono una raccolta soldi a sostegno dello sciopero ad oltranza degli scrutini. (p. 68)
Es. 4: Nessuno dei politici italiani [...] attua reali e concrete politiche che vadano al di là di demagogici ed ingiusti bonus bebè. (p. 121)

(Tra l'altro, la soluzione alla "costosissima confezione di cinquantaquattro pannolini" possiamo iniziare a praticarla: i pannolini lavabili!)
Es. 5: Lui che non si presenta al Parlamento o che vi si reca per dormire ed io con la febbre a quaranta gradi che mi ritrovo decurtato lo stipendio. (p. 190)
  • Unità di misura espresse sotto forma di simbolo invece che per esteso, come richiederebbe un testo discorsivo.
Es. 1: Lo si sente affermare al mercato, magari proprio mentre stai pagando otto euro un kg di zucchine e tre melanzane (p. 11).

In questa frase stona anche il passaggio dal "si" impersonale alla seconda persona.
Es. 2: Effettivamente nella società digitale, ogni persona possiede, in circa venti cm quadrati dal design accattivante e seducente, più conoscenze e informazioni di quelle contenute nella biblioteca di Alessandria d'Egitto. (p. 147)

Metterei anche una virgola dopo "effettivamente" (e comunque venti centimetri quadrati mi sembrano pochi per uno smartphone...)
Es. 3: Luogo di uffici, palazzi signorili, studi di avvocati, commercialisti, notai, architetti, in cui le case costano circa 3.000 euro al mq. (p. 178)
  • Uso a mio avviso non corretto della punteggiatura. La scrittura di Foà e Saudino è ironica, evocativa, ricca di metafore, similitudini, riferimenti colti, e questo la rende appassionante; ma, se nella narrazione queste lunghe frasi piene di subordinate e digressioni sono efficaci nel loro fluire continuo, nella scrittura – per essere ben fruibili – richiederebbero un’attenzione puntigliosa al posizionamento di punti e virgole, che a volte sembrano invece essere piazzati dove il discorso farebbe una pausa e non dove le regole grammaticali richiederebbero.
Es. 1: Forse basterebbe proiettare alcuni di quegli epici momenti, ovviamente, per farlo, bisognerebbe possedere una LIM; sarebbe sufficiente un breve contenuto multimediale a far sprofondare gli spiaggiati in sensi di colpa senza pari. (p. 14)

Una proposta migliorativa potrebbe essere:

Forse basterebbe proiettare alcuni di quegli epici momenti; ovviamente, per farlo, bisognerebbe possedere una LIM: sarebbe sufficiente un breve contenuto multimediale a far sprofondare gli spiaggiati in sensi di colpa senza pari.
Es. 2: In queste ultime regnavano: numero chiuso, rigida selezione in entrata, due anni di corsi disciplinari e metodologici obbligatori, tirocini formativi in aula, il tutto ovviamente a pagamento, senza alcuna possibilità di borsa di studio per reddito o merito, tanto come sostiene Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, nel nuovo mondo liquido lavorare gratis fa curriculum ed è un'opportunità da non farsi scappare. (p. 20)

Una proposta migliorativa potrebbe essere:

In queste ultime regnavano: numero chiuso, rigida selezione in entrata, due anni di corsi disciplinari e metodologici obbligatori, tirocini formativi in aula; il tutto ovviamente a pagamento, senza alcuna possibilità di borsa di studio per reddito o merito, tanto - come sostiene Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti - nel nuovo mondo liquido lavorare gratis fa curriculum ed è un'opportunità da non farsi scappare.
Es. 3: Il diplomificio è quella scuola "legalmente riconosciuta", che sta al mercato dell'istruzione come il vino in cartone sta ai vini delle più rinomate cantine, per offrire a tutti quegli studenti, che per i motivi più vari e disparati, si sono smarriti nei meandri della formazione, un diploma. (p. 22)

"Che per i motivi più disparati" non può essere messa tra due virgole alla stregua di una proposizione incidentale, poiché la frase non avrebbe senso senza di essa; trovo inoltre la struttura arzigogolata e la riformulerei così:

Il diplomificio è quella scuola (che sta al mercato dell'istruzione come il vino in cartone sta ai vini delle più rinomate cantine) "legalmente riconosciuta" per offrire un diploma a tutti quegli studenti che, per i motivi più vari e disparati, si sono smarriti nei meandri della formazione.
Es. 4: In alcuni diplomifici può addirittura capitare che i professori, alcuni dei quali, in effetti, neanche laureati ma tutti comunque preparati a sufficienza per affrontare la variegata utenza, non possano ambire a due symbol - cult per la carriera di un insegnante. (p. 25)

Una proposta migliorativa potrebbe essere:

In alcuni diplomifici può addirittura capitare che i professori (alcuni dei quali in effetti neanche laureati, ma tutti comunque preparati a sufficienza per affrontare la variegata utenza) non possano ambire a due symbol - cult per la carriera di un insegnante.
Es. 5: Forse con pochi fondi a disposizione [...], questo tipo di percorso è spesso precluso alle scuole e allora capita a te insegnante di ricevere richieste di aiuto disperate dai tuoi allievi (perché gli allievi sono tutti uguali per me, giusto, no?) e di cercare di proteggerli tutti, proprio come la vera inclusione imporrebbe in una scuola democratica ed equa e scontrarti con la dura realtà dei fatti e con la cieca prepotenza dei cosiddetti superiori. (p. 88)

Una proposta migliorativa potrebbe essere:

Forse, con pochi fondi a disposizione [...], questo tipo di percorso è spesso precluso alle scuole e allora capita a te insegnante di ricevere richieste di aiuto disperate dai tuoi allievi (perché gli allievi sono tutti uguali per te, giusto, no?) e di cercare di proteggerli tutti (proprio come la vera inclusione imporrebbe in una scuola democratica ed equa) e scontrarti con la dura realtà dei fatti e con la cieca prepotenza dei cosiddetti superiori. 
Es. 6: Se ancora non sai come spendere il tuo bonus, c'è un luogo virtuale e, al contempo reale, in cui puoi acquistare di tutto. (pp. 96-97)

La virgola andrebbe prima della congiunzione e non dopo.
Es. 7: Il mio Dottor Sottile era, il ben più lontano nel tempo, Guglielmo da Occam. [...] Dopo il primo caffè della giornata, mi recai, con sottobraccio il tablet in modalità registro datomi in prestito dalla scuola, previa stipula di un contratto che prevedeva penali in caso di furto, perdita e danneggiamento, in classe e... sorpresa! (p. 108)

Una proposta migliorativa potrebbe essere:

Il mio Dottor Sottile era il ben più lontano nel tempo Guglielmo da Occam. [...] Dopo il primo caffè della giornata, mi recai (con sottobraccio il tablet in modalità registro datomi in prestito dalla scuola, previa stipula di un contratto che prevedeva penali in caso di furto, perdita e danneggiamento) in classe e... sorpresa!
Es. 8: Nonostante il proliferare delle ricerche che sostengono il mancato miglioramento e anzi, l'impoverimento della preparazione dei nostri allievi a partire dall'uso prolungato della tecnologia a scuola e nella preparazione svolta a casa, la mia DS [...] non fa che parlare d'innovazione informatica. (p. 117)

Non basta una virgola: andrebbe messo per inciso "anzi" oppure tutta la frase "e anzi l'impoverimento".
Es. 9: Noi vorremmo fortemente utilizzare la tecnologia e così facciamo, che sia chiaro, e come tutte o quasi le persone del nostro tempo, non possiamo più fare a meno di lavorare aiutati dalle innovazioni informatiche. (p. 118)

Una proposta migliorativa potrebbe essere:

Noi vorremmo fortemente utilizzare la tecnologia e così facciamo - che sia chiaro - e, come tutte o quasi le persone del nostro tempo, non possiamo più fare a meno di lavorare aiutati dalle innovazioni informatiche.
Es. 10: Sicuramente in certi casi, la legge tutelerebbe gli insegnanti ma i dirigenti non sono sempre disposti ad applicarla: i controlli medici, soprattutto quelli di natura psicologica sono una tutela per tutti e in primis per il lavoratore stesso. (p. 161)

Una proposta migliorativa potrebbe essere:

Sicuramente, in certi casi la legge tutelerebbe gli insegnanti, ma i dirigenti non sono sempre disposti ad applicarla: i controlli medici, soprattutto quelli di natura psicologica, sono una tutela per tutti e in primis per il lavoratore stesso.
Es. 11: Certamente si sente unica, poiché, per più di sei mesi il Ministero si è scordato di retribuirla, sebbene lei si sia spesa con energia per ricordarglielo nelle cosiddette sedi opportune. (p. 187)

Andrebbe tolta la virgola dopo "poiché", oppure aggiunta dopo "per più di sei mesi".
  • Soggetto e verbo spesso separati (mentre la virgola dovrebbe essere usata solo in presenza di un inciso).
Es. 1: Chi non ha avuto esperienze dirette di lavoro continuativo in una scuola, probabilmente proprio non ha idea di cosa capiti realmente al suo interno. (p. 59)
Es. 2: La scuola della Costituzione, indebolita e impoverita, rischia, dunque di essere democratica solo a parole. Infatti, non c'è democrazia quando un allievo che non sa una lingua, non viene aiutato a impararla. (p. 62)
Es. 3: Sempre presente e sempre più frequentata da penne, è anche la richiesta della dirigenza di comunicazione volontaria dell'eventuale adesione allo sciopero, quella che, i più sfrontati, continuano a compilare con un dignitosissimo quanto azzardato PPV. (p. 66)
Es. 4: Dirle che nel libro ci sono foto di Stalin e Berlusconi, sarebbe stato intellettualmente inutile. (p. 67)
Es. 5: Eppure che si crei una classe collaborativa nella vita e nella morte, in salute e in malattia e in ricchezza e povertà non sempre succede e anzi, a volte, le indicazioni per cui questo non potrà realizzarsi, ti giungono proprio dall'alto. (pp. 86-87)
Es. 6: Dell'altrettanto agognata LIM, invece, mi si dice, a seguito di mia plurima ma gentile istanza d'uso che, anche se "avessimo" fondi per acquistarne un'altra, la parete di cartongesso dell'aula in cui io insegno, non potrebbe mai reggerla. (p. 115)
Es. 7: Noi, invece, pensiamo ancora che parlare ed anche a lungo delle nostre sensazioni e idee per aiutare a crescere un allievo, sia cosa ben diversa dal calcolare la media dei suoi voti. (p. 119)
Es. 8: Dobbiamo partire dal fatto che Totti e Buffon che pubblicizzano il gioco d'azzardo on line, sono strutturalmente più forti di una qualsiasi influenza positiva possa avere un professore che organizza una conferenza sulle dipendenze dal gioco d'azzardo legalizzato. (p. 131)
Es. 9: Quando eravamo insegnanti in erba, il custode del liceo in cui lavoravamo, era solito utilizzare, per indicare il momento dei colloqui con le famiglie, un nome chiaro, semplice ed eloquente: safari. Ovviamente le belve da osservare erano, secondo la sua pungente metafora, i docenti alla cui visione, i curiosi e assetati genitori accedevano. (p. 136)

Andrebbe tolta la virgola dopo "il custode del liceo in cui lavoravamo" e messa prima e non dopo di "alla cui visione".
Es. 10: Certo è difficile in tutte le professioni ma relazionarsi con un gruppo numeroso di ragazzini senza perdere il proprio ruolo educativo e didattico, non permette sbagli e debolezze. (p. 161)
  • Analoga separazione tra verbo e complemento oggetto correlato (mentre la virgola dovrebbe essere usata solo in presenza di un inciso).
Es. 1: Così, in qualche riunione, dove mi sento più che mai un pesce fuor d'acqua, provo a chiedere a colleghi e genitori, quali pensano che siano le succitate "esigenze della scuola". (p. 118)
Es. 2: Abbattuta, inizio a immaginare, sulla base di quali doti di scrittura creativa, potrò compilare il famigerato certificato delle competenze alla fine dell'anno. (p. 146)
  • Frasi scomposte o di cui non è chiaro il senso.
Es. 1: E così, probabilmente, come capita nella quasi totalità degli ambiti lavorativi, anche il mondo delle scuole è suddiviso in maniera piramidale. (p. 22)

Immagino che "probabilmente" si riferisca al fatto che anche gli altri ambiti lavorativi versino nella stessa situazione, non al fatto che il mondo delle scuole sia suddiviso in maniera piramidale; e dunque secondo me sarebbe da riformulare così:

E così, come capita probabilmente nella quasi totalità degli ambiti lavorativi, anche il mondo delle scuole è suddiviso in maniera piramidale.
Es. 2: Poi, d'improvviso, venne una rivoluzione lessicale, la quale come sempre non rimase solo su un piano formale che produsse un cambio generazionale di organigrammi. (p. 36)

Forse si intendeva mettere un "ma" al posto del "che"?
Es. 3: Di sé dice: "[...] Sono uno dei più bravi d'Italia, forse d'Europa", mentre del resto degli impiegati del settore pubblico docenti universitari, professori, maestri e dipendenti di ogni sorta di settore della Pubblica Amministrazione crede siano ladri, furbetti, nullafacenti. (p. 189)
  • Errori di battitura/parole sbagliate
Es. 1: Circa l'80 % dei docenti ha problemi connessi all'eccesso di stress (p. 15)

(80%)
Es. 2: Fa votare gli insegnati sulle cose di poco conto. (p. 41)
Sarebbe bella l'idea di nominare il professore italiano dell'anno, in modo da stimolare gli insegnati a dare sempre il meglio. (pp. 100-101)
Gli insegnati nell'ordine vengono valutati come: troppo severi, poco severi [...]. (p. 183)

(insegnanti)
Es. 3: Il DS, un po' simile a Checco Zelone e un po' a Vanna Marchi, cerca di accattivarsi l'uditorio. (p. 41)

(Zalone)
Es. 4: Rischi di incappare in situazioni davvero imbarazzanti, soprattutto nel momento in cui alcuni colleghi, alla chetichella, si presentano con il capo cosparso di cenere a portare a uno ad uno la loro escusatio non petita. (p. 63)

(excusatio)
Es. 5: Moltissimi allievi [...], dopo un anno di studio negli States, vorrebbero vivere solo di canto, cheerleadering e football. (p. 75)

(cheerleading)
Es. 6: La lingua italiana usata da Fedez e dalle star di Youtube alla Favij è culturalmente più coinvolgente. (p. 131)

(YouTube)
Es. 7: Ma ciò che dicono è anche in quel campo confuso o poco utile, ovviamente studenti nerds a parte, ovvero quei pochi che quel pc potrebbero smontartelo e rimontartelo. (p. 143)
Tale sperequazione [...] è già sancita dalla nascita, quando cioè ogni buona scuola chiede ai genitori [...] un contributo volontario per sostenere le spese ordinarie di gestione della scuola (fotocopie, carta igienica, piccoli lavoretti di manutenzione, pc, tablet). (p. 179)

(I forestierismi entrati nel lessico italiano rimangono invariati al plurale, e PC andrebbe scritto in maiuscolo visto che si tratta dell'acronimo di Personal Computer)
Es. 8: Trattasi di un mare magno in cui si può trovare di tutto e di più, come nel souk di Marrackech o su E-bay. (p. 180)

(Marrakech, eBay)
Es. 9: Ecco alcuni spunti [...] per fare della scuola un luogo un cui provare a vivere sereni. (p. 191)

(in)
  • Incoerenza nel modo in cui vengono riportate certe parole nel corso del testo.
Es. 1: Collegio modalità Drive-In (o Zelig per i più giovani). Il collegio modalità Drive In è forse il peggiore di tutti. [...] Nel collegio Drive in - Zelig, i docenti perdono ogni filtro. (pp. 41-42)

Essendoci un parallelo con "Zelig", mi aspetto che il primo "Drive In" faccia riferimento al programma televisivo: andrebbe dunque scritto senza trattino; viene invece scritto col trattino nella frase successiva, quando potrebbe essere corretto il riferimento al nome comune di luogo in cui i clienti vengono serviti senza scendere dall'automobile (drive-in). E viene riscritto ancora senza trattino, ma questa volta con "in" minuscolo.
Es. 2: Quattro allievi italiani con BES (bisogni educativi speciali), di cui un HC (allievo con handicap certificato) che merita attenzione. (p. 48)
Nella realtà ci è capitato di vedere un allievo con bes che aveva paura di rientrare in classe perché era stato più volte rincorso e menato da un compagno con altrettanti bes nonostante la costante protezione dei docenti (non panzer o guardie del corpo ma docenti) rimanere nascosto dietro una pianta per una quarantina di minuti. (p. 85)

Nella seconda frase si perde il maiuscolo dell'acronimo; inoltre, essa è molto poco fluida (probabilmente bisognerebbe mettere tra parentesi tutta la parte da "che aveva paura di" a "ma docenti").
Es. 3: Quando vado al colloquio presso la scuola di formazione professionale scelta per Dario, l'allievo che abbiamo sorpreso portare nello zaino strane piantine profumate che non parevano essere  di timo ne' di lavanda [...], non odo buone notizie. (pp. 144-145)

Perché "né" una volta ha l'accento e una volta ha l'apostrofo?
Es. 4: I gruppi di WhatsApp sono diventati pane quotidiano. (p. 180)
Tra le più celebri cacce alle streghe che hanno animato WhatsApp, occorre citare almeno quella di una mamma che [...]. (p. 184)

"WhatsApp" viene riportato a volte in corsivo e a volte no.
  • Errori nell’uso dei pronomi.
Es. 1: Vi si trovano trentatré allievi, di cui cinque che ripetono l'ultimo anno scolastico e tre che sono stati bocciati in terza liceo tradizionale [...] e passati al liceo delle scienze applicate con la convinzione che, non avendo più di fronte la prof di latino (che è sempre vecchia, magra e arcigna per definizione e anche quando è relativamente giovane, di certo è anziana nell'animo, nel modus pensandi et operandi e nella pettinatura) che ha interrotto le loro speranze di studenti, gli si sarebbero aperte le porte del successo scolastico. (p. 53)

Oltre al fatto che ci vorrebbe una virgola prima di "anche quando è relativamente giovane", le porte del successo scolastico si sarebbero dovute aprire a loro e non a un lui.
Es. 2: Quattro ragazzi che vogliono fare ingegneria meccanica, sin da quando Babbo Natale e i nonni gli hanno regalato i Lego Technic. (p. 54)

Come sopra.
Es. 3: Inclusione significa prendersi cura di tutti gli alunni indistintamente per quanto riguarda le cure che presti e l'attenzione che dai. (pp. 85-86)

Si passa dal "si" impersonale alla seconda persona.

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