Stanze di servizio mai così bramate come in questo periodo di clausura

Oltre alla mansarda in cui viviamo, possediamo un altro appartamento nella nostra palazzina. Non essendo direttamente collegato, anziché dividere la casa in un piano dedicato alla zona giorno e un piano dedicato alla zona notte, come tipicamente si fa, abbiamo scelto di allestire qui delle stanze “di servizio” che liberassero spazio nell’abitazione principale.

Leonardo ha acquistato l’appartamento grazie a un’occasione che si è presentata e, quando io sono arrivata, era praticamente una discarica abbandonata. Lo stiamo ristrutturando piano piano, riutilizzando parte degli oggetti che prima arredavano la mansarda, che sarebbe stato un peccato dare via ma che allo stesso tempo volevo sostituire per disegnare qualcosa di completamente nostro.

Il corridoio

A differenza della mansarda, che ha ampie stanze comunicanti a mo’ di loft, questo piano ha una struttura più tradizionale, con un lungo corridoio e stanze sui lati. Solo qui questo bel tappeto poteva trovare la sua collocazione.

Copre un pavimento che è meno pregiato rispetto all’abitazione principale: un laminato grigio.

Nella nicchia all’ingresso, abbiamo posizionato due strutture a parallelepipedo non più utilizzate e recuperate dalla famiglia di Leonardo, che fungono da attaccapanni e portaombrelli (anche se al momento ci sono dei rotoli di carta).

In fondo al corridoio, fa bella mostra di sé la vecchia macchina da cucire Necchi, sempre proveniente dalla famiglia di Leonardo, e un nudo da lui realizzato che prima era posizionato in mansarda.

La lavanderia

Abbiamo sfruttato l’allaccio dell’acqua della precedente cucina per realizzare nella prima stanza una lavanderia. Questo ci ha permesso di liberare il bagno della mansarda da lavatrice e asciugatrice, lasciando spazio alla cabina armadio.

In questa stanza abbiamo inserito una vecchia taglia-cuci della famiglia di Leonardo, che fa da appoggio a una serie di oggetti ereditati e attinenti al mondo della sartoria: rocchetti di filo, scatole di bottoni, libri di cucito.

Nello spazio tra la taglia-cuci e la lavatrice, abbiamo inserito uno scaffale KALLAX di IKEA, che nei cestini BRANÄS contiene dei tessuti. Su questo poggia anche il cestino con le mollette, perché è appesi ai due stendibiancheria a soffitto che lasciamo asciugare i panni; nelle giornate di sole, invece, mettiamo sul balcone lo stendibiancheria richiuso accanto alla porta-finestra.

Ho fatto incorniciare lavatrice e asciugatrice con una struttura di legno bianca, così da avere un piano continuo dove di solito poggiamo le bacinelle. Appena sopra, una mensola dello stesso materiale e colore sostiene il cestino con gli accessori da cucito e altri oggetti decorativi in azzurro, il colore tema di questa stanza.

E’ azzurro, infatti, anche il mosaico che abbiamo scelto per rivestire il muro intorno al lavandino dove laviamo i panni a mano, il tappetino sottostante, i quadri appesi alle pareti (quelli piccoli sono realizzati da Leonardo, quello grande è un regalo) e il rivestimento dell’asse da stiro. Quest’ultimo non poggia su una classica struttura “a X”, ma su un altro scaffale KALLAX che ci permette di conservare altri panni e tessuti (Leonardo si cimenta ogni tanto con la macchina da cucire).

Abbiamo posizionato qui la stufa a pellet che scalda tutti i termosifoni del piano: l’accendiamo all’occorrenza nelle giornate d’inverno in cui lo viviamo.

Visto che è un luogo dove si lavora con l’acqua, abbiamo scelto di rivestire il pavimento con delle grandi piastrelle grigio scuro, al posto del laminato, così come abbiamo fatto in bagno.

Il bagno

Il mobile e i sanitari del bagno sono quelli vecchi della mansarda. Il colore del mobile è un po’ impegnativo ma, mentre prima era audacemente accostato a un pavimento giallo, in questo contesto più sobrio ha trovato secondo me un equilibrio.

Oltre alle piastrelle, infatti, abbiamo scelto il grigio anche per il mosaico che riveste la parete dei sanitari e quella della doccia (sulla destra, non visibile in foto). E’ grigia anche la mensola portarotoli di Lyon Bèton, un bell’oggetto di design che ho regalato a Leonardo per un Natale.

Grazie alla base grigia, ho potuto inserire molti tocchi di viola che si abbinassero al mobile senza appesantire l’ambiente: i tappetini, gli asciugamani, la bilancia, i fiori finti sul davanzale, gli adesivi a parete, l’orologio digitale, i vasetti, i saponi.

Quasi ogni stanza ha una nicchia: questa l’abbiamo sfruttata per inserire una panca porta-asciugamani, sempre recuperata dal vecchio bagno della mansarda. Vi poggiano una bella Nolina curata da Leonardo, alcuni cestini con prodotti cosmetici, nonché un attestato di cui vado orgogliosa: quello di donatrice di latte materno. Per riprendere i colori tema di questa stanza, ho fatto poi appendere un bel sacchetto dipinto a mano, regalo di nozze di nostri amici, pieno di fiori di lavanda.

La palestra

La palestra è un piccolo lusso che ci siamo concessi, ed è stata estremamente utile per mantenerci in movimento durante il lockdown.

E’ nata per l’esigenza di allenarmi coi pali quando gareggiavo; ora ve ne è solo uno al centro, e abbiamo approfittato per far convergere qui tutta l’attrezzatura sportiva che altrimenti sarebbe in giro per casa.

Gli armadi sulla sinistra contengono infatti tute da sci, pinne, pattini, karategi, divise da pallavolo, pesi e molto altro (ho organizzato il materiale per sport); una volta erano nella cameretta della mansarda, per questo uno e più basso e lo uso per appoggiarvi i borsoni. L’ho rivestito di specchi perché è molto comodo esserne circondati quando si lavora a una coreografia o si svolgono esercizi che richiedono un controllo della posizione. Quelli appesi alle pareti sono di recupero e li ha incorniciati Leonardo.

A un angolo è appeso il suo sacco da boxe; gli altri attrezzi che si vedono sono la panca per gli addominali, la fitball, la spalliera, il TRX.

Per gli esercizi a terra uso i tatami; ma se devo allenare movimenti a rischio caduta metto giù l’Air Track appoggiato sotto gli specchi: Leonardo me l’ha regalato un Natale prendendo ispirazione dai miei allenamenti in palestra “vera”. Le due ceste sulla destra contengono invece delle palle, per lo più da volley.

Anche in questa stanza non manca l’attenzione per l’aspetto decorativo: il soffitto presenta ai bordi dei fregi non particolarmente raffinati ma che comunque abbiamo scelto di recuperare; accanto alla spalliera, abbiamo attaccato uno sticker che ho regalato io a Leonardo: è il lanciatore di fiori di Banksy; allo specchio centrale, infine, si possono vedere riflessi i quadretti e gli attestati relativi alla mia vita da pole dancer e a quella di Leonardo da karateka.

Il ripostiglio

Il ripostiglio è un angolo della casa che ci consente di dare un posto agli oggetti da archiviare, a quelli non utilizzati spesso, alle scorte.

Ad esempio, vi teniamo l’olio che ci mandano dalla Calabria, grucce, sacchetti, valigie, materiale per la pulizia… Abbiamo anche posizionato un congelatore a pozzetto che la famiglia di un amico dava via.

Per me, anche qui ogni cosa dovrebbe avere la sua collocazione e gli scaffali dovrebbero essere organizzati e funzionali, per poter trovare tutto agevolmente oltre che avere un ordine visivo.

Purtroppo sono l’unica in casa che ha tale ambizione, e questa diventa inevitabilmente la stanza dell’accumulo, risistemata solo occasionalmente; ma, del resto, è già una fortuna avere uno spazio dove confinare il più possibile il disordine “sistematico”.

Lo studio

Mentre la scrivania della sala è l’ideale per lo smart working senza di figli, nei giorni in cui le scuole sono chiuse e uno di noi due sta coi bambini, per l’altro è molto comodo avere uno studio dove rinchiudersi. L’abbiamo ristrutturato infatti nell’anno in cui è nato Edoardo, e il primo intervento ha riguardato il recupero del soffitto: trattandosi di una stanza che dà sulla strada, in questo caso i fregi sono molto più belli di quelli della palestra. Per farlo risaltare, abbiamo scelto un lampadario dal design molto semplice che io adoro.

La scrivania l’ha realizzata Leonardo prima che ci conoscessimo: era posizionata nella cameretta della mansarda. E’ molto spaziosa, per cui – oltre alla postazione per il PC – permette di tenere alcuni accessori da cancelleria oltre che una vecchia macchina da scrivere ricevuta in regalo per i suoi 50 anni.

Tipicamente le video-call hanno sullo sfondo una libreria; nel nostro caso, invece, ci sono diplomi e lauree, oltre che l’orologio a pendolo (recuperato dalla sala della mansarda) che Leonardo ha voluto tenere con gli ingranaggi a vista.

La libreria sta invece di fronte. Volevamo un modello che fosse il più pulito possibile, così da potervi accostare gli appariscenti troni che ho regalato a Leonardo in occasione della sua laurea; ne era rimasto colpito in un ristorante, e io sono riuscita ad acquistarne due di artigianato indonesiano. La libreria è un modello IKEA che non aveva molta scelta di colori; tornassi indietro, probabilmente la prenderei bianca. Quella a destra della finestra, invece, è una credenza di inizio Novecento trovata nell’appartamento, trattata e riverniciata per contenere faldoni con materiale universitario o d’archivio.

Non è una casa signorile o arredata con materiali di pregio, ma c’è dentro tanta cura, tanta volontà di dare nuova vita agli oggetti e soprattutto un grande privilegio che in questi tempi di clausura ha acquisito ancora più valore: lo spazio.

Galleria di foto dei lavori in corso:


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