La nostra sala dai colori terrosi, ora diventata anche il nostro studio

E’ bello entrare in casa e trovarsi davanti uno spazio ampio e luminoso; da noi il primo spazio è la sala, una stanza che misura circa 50 m2 ed è divisa funzionalmente in due: il soggiorno e la sala da pranzo. La prima proposta di modifica che ho fatto a Leonardo quando sono andata a vivere con lui è stata proprio quella di invertire questi spazi, per avere il divano all’ingresso, davanti al camino, e il tavolo da pranzo vicino alla cucina. L’altro grande cambiamento apportato dalla nostra ristrutturazione ha riguardato i colori: dallo spatolato arancione accostato a elementi sgargianti, a una calda e sobria scala di colori che va dal bianco al marrone scuro.

Adoro le grandi librerie a parete, e la parete dietro alla cucina si prestava benissimo. Mio fratello, che è architetto, ci ha proposto uno schizzo, e ci è piaciuto talmente tanto da volerlo realizzare senza modifiche. Ovviamente Leonardo si è offerto di farla da sé, ma io ho insistito per delegare, per cui è stata realizzata dalla falegnameria Vandoni di Novara. Probabilmente, se avessi disegnato la stanza da zero, avrei scelto colori un po’ diversi; ma eravamo vincolati da alcuni elementi già presenti che avevamo deciso di tenere, per cui abbiamo accostato un legno chiaro, simile a quello del parquet, a un legno scuro simile alla libreria della parete di fronte. La libreria è in realtà una parete attrezzata con alcuni elementi chiusi: ci serviva spazio contenitivo in aggiunta a quello della cucina per tenere tovaglie, stoviglie e altri accessori; e poi alcuni elementi aperti, con album fotografici, libri e altri oggetti a noi cari. In particolare, laddove l’altezza scala per lasciare un po’ di agio accanto al camino, c’è la nostra “area asiatica“, con una tela acquistata a Hong Kong e una stampa, un ventaglio e altre statuine che ci ricordano il nostro bellissimo viaggio in Giappone.

Il caminetto dona alle fredde serate invernali una piacevole atmosfera di calore, raccoglimento e intimità. È stato un suggerimento di mio fratello quello di impreziosirlo col rame. Volevamo spezzare la grande parete bianca e siamo passati dall’idea iniziale di un rivestimento in metallo a una vernice metallizzata. Il rame è diventato così il colore tema che ha guidato la scelta di altri oggetti della stanza, la punta più vivace di tutte quelle sfumature della terra che caratterizzano questo spazio. Sono color rame, ad esempio, le piastre del tavolino, le cui basi in legno sono state realizzate da Leonardo (puzzle a forma di cuore compreso!).

Per rendere l’ingresso funzionale, ho scelto l’appendiabiti Dots, che adoro per il design originale e pulito. La parete attrezzata prosegue oltre il camino, con una parte del mobile che, oltre a dare continuità, fornisce ulteriore spazio contenitivo (per pantofole, ombrellini, scopina per la cenere) e permette di appoggiare le borse; un paio di mani in legno, acquistato a una bancarella africana, fa da svuota-tasche. C’è poi un portalettere, a destra della porta, che tiene su anche le nostre chiavi con delle calamite .

Se un lato del nostro divano ad angolo guarda al caminetto, l’altro lato si affaccia sulla parete dove abbiamo montato il telo per il video-proiettore. Viviamo infatti senza TV e ci mettiamo davanti allo schermo solo nelle serate in cui scegliamo di guardare uno specifico film o cartone. Il mobile in legno che contiene l’impianto stereo è stato realizzato da Leonardo prima che lo conoscessi, e qui ha trovato una nuova collocazione assieme alle grandi casse regalate da suo papà; su una di queste poggia la vecchia macchina da scrivere Olivetti, che apparteneva ai suoi genitori.

Questo lato della sala è quello che io definisco “africano“: i due quadri li abbiamo acquistati insieme in Sudafrica; le maschere, il puff e le sculture Leonardo le possedeva già. Il baule è un dono che ha fatto lui a me; la sedia a dondolo è invece un regalo di sua madre ed è un pezzo di artigianato sudamericano. La piantana l’abbiamo acquistata da Maisons du Monde e completa l’angolo lettura richiamando il color rame del caminetto.

Il lato basso della stanza ospita un mobile che è metà libreria e metà scrivania. La certezza di volere uno scrittoio spazioso in sala l’avevo sin da tempi non sospetti, quando ancora la pandemia non ci costringeva allo smart working perenne. Molti mi dicevano che non ne valeva la pena, che avrei potuto mettere una postazione per il PC in camera. Ma l’utilizzo che facciamo Leonardo e io del computer non è saltuario. Noi non passiamo le serate sul divano, ma spesso seduti a scrivere, studiare, lavorare foto e video (anche se adesso coi figli è più difficile…); sicché una postazione di questo tipo doveva assolutamente far parte della zona giorno in maniera stabile, anche per evitare di lasciare accessori e cancelleria varia sul tavolo da pranzo o della cucina. Mio fratello ha avuto l’idea di sfruttare la parte bassa della mansarda in questo modo, disegnando un mobile che fosse funzionale ed elegante allo stesso tempo. Poiché volevo riutilizzare la libreria scura che Leonardo aveva realizzato per la precedente versione della casa, ho chiesto di inserirla in questa composizione: l’abbiamo tagliata per inserire la scrivania e abbiamo introdotto degli spazi contenitivi per creare un’alternanza di vuoti e di pieni, e di profondità diverse. La scrivania è stata realizzata da Leonardo con 3,50 m di legno d’ulivo proveniente dalla Calabria. Anche qui ci sono degli elementi color rame di Maisons du Monde: la lampada, regalatami dall’amico Daniele, e la bacheca, purtroppo al momento coperta dal secondo schermo che è stato necessario installare al mio rientro a lavoro dopo la seconda maternità, data la remotizzazione totale.

Avevamo esigenze molto particolari per il divano, per questo alla fine l’abbiamo fatto realizzare su misura da Dieffe Divani, a Misinto (senza per questo spendere uno sproposito). Volevamo infatti un divano angolare, che non avesse però lo schienale su un lato, per non chiudere la parte bassa della stanza destinata allo studio; questo lato è diventato dunque una sorta di chaise-longue, lunga tanto quanto la seduta principale. Inoltre, io non volevo braccioli, ma un piano in legno (stesso ulivo della scrivania e del tavolino) che fungesse da appoggio. Qualcuno considera scomoda questa conformazione, ma per noi (soprattutto per l’utilizzo che ne fanno i bambini) è perfetta. Dello stesso tessuto scelto per rivestire il divano, abbiamo acquistato anche la versione marrone per foderare le sedie e realizzare due cuscini aggiuntivi. Marrone ripreso anche dal tappeto, un pelo corto morbido come una moquette e di altissima qualità, acquistato presso lo stesso rivenditore.

Dietro il divano, ha trovato la sua giusta collocazione il mobile cinese che Leonardo possedeva già ma che io non amavo né per il colore né per lo stile. Dopo averlo spostato più volte, mi sono resa conto che aveva uno spessore perfettamente combaciante con il pilastro che divide idealmente le due zone della sala. E così, in questo spazio non troppo evidente, è diventato un elemento a sé stante nella sua particolarità, comodo per l’ampio appoggio che garantisce dietro il divano (non avremmo saputo dove posizionare il grammofono altrimenti!) e per l’utilità nel contenere piatti e i liquori.

Il tavolo da pranzo l’ha realizzato Leonardo, replicando il modello di design che io ammiravo a casa di sua madre, molto particolare per la struttura delle gambe e per la forma quadrata; ci si sta in dodici, anche se mi sono resa conto che si è molto distanti rispetto ai commensali di fronte e anche prendere il cibo in mezzo non è agevole. La stampa e il contenitore in legno vengono dalle Fiji e fanno parto dell’angolo “oceanico”: dietro ci sono i quadri acquistati in Australia (quello più a destra è una replica in stile aborigeno realizzata da Leonardo), il didgeridoo che – difficile da portare a casa dal viaggio di nozze – ho poi commissionato a un appassionato artigiano torinese, e il boomerang sull’armonium. L’angolo “oceanico” è dunque anche l’angolo degli strumenti musicali: l’armonium è un organo di fine Ottocento che Leonardo aveva preso da un rigattiere moltissimi anni prima e che gli ho fatto ristrutturare; il didgeridoo è uno strumento musicale aborigeno; ci sono poi i bonghi e le maracas. Le lampade a sfera color rame sono di Maisons du Monde: è stata un’idea di mio fratello quella di disporle facendole pendere dal Velux. Anche l’orologio ha la stessa provenienza e lo stesso stile: me lo hanno regalato i miei genitori per il compleanno, proprio nei mesi in cui arredavamo la sala. Il mobile sottostante è stato da noi composto e dipinto a partire dai moduli IVAR di Ikea; anche le sedie sono Ikea.

Sono molto contenta di questo spazio che da ormai più di un anno è diventato non solo il luogo dove ricevere gli ospiti e trascorrere le serate in famiglia, ma anche il nostro ambiente lavorativo quotidiano: era fondamentale che fosse spazioso, organizzato e accogliente.

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